Retine artificiali per persone affette da Retinite Pigmentosa
Ultimo Aggiornamento: Monday, 29-May-2006 06:13:13 PDT
Negli occhi di tre ciechi le prime rétine artificiali 
L'operazione tentata con successo da un gruppo di scienziati dell'università dell'Illinois
Negli occhi di tre ciechi le prime rétine artificiali 
 Un microprocessore potrà ridare la vista ai malati di retinite pigmentosa e degenerazione maculare 
 
 di CLAUDIA DI GIORGIO  
 
Un gruppo di scienziati dell'università dell'Illinois è riuscito ad impiantare per la prima volta una retina artificiale al silicio su tre pazienti affetti da una forma molto avanzata di retinite pigmentosa, una gravissima patologia degenerativa che in molti casi conduce alla cecità. Il successo dell'operazione, avvenuta venerdì ed annunciata oggi, potrebbe significare il recupero della vista per milioni di persone, colpite da una malattia per la quale oggi non esistono cure e che rappresenta la prima causa di cecità in età adulta. L'impianto potrebbe servire anche per la terapia della degenerazione maculare, un'analoga forma di deterioramento della retina che interviene solitamente dopo i cinquant'anni, mentre non potrà curare le cecità provocate dal glaucoma o dal diabete. 
  
Secondo le stime, nel mondo sono 30 milioni le persone affette da questo tipo di patologie della retina, di cui circa 30.000 in Italia. Tuttavia, i clinici avvertono che per conoscere l'esito dell'impianto bisognerà aspettare tre o quattro settimane, il tempo necessario per sapere se ci sarà o meno un rigetto e fino a che punto è stata riacquistata la visione. 
 
La retina artificiale, inventata dai fratelli Alan e Vincent Chow, un oftalmologo e un ingegnere elettronico, consiste in un microscopico processore, grande poco meno di una punta di spillo e spesso metà di un foglio di carta, che contiene 3.500 celle solari, ciascuna col suo elettrodo, capaci di convertire la luce in impulsi elettrici e stimolare la risposta delle cellule retinali ancora funzionanti nel paziente. La retinite pigmentosa, infatti, uccide lentamente i coni e i bastoncelli, le due categorie di cellule sensibili alla luce che si trovano sul fondo dell'occhio, facendo perdere progressivamente la vista. La retina artificiale serve a sostituire le cellule distrutte dalla malattia producendo segnali visivi simili a quelli naturali, che vengono poi elaborati ed inviati al cervello tramite il nervo ottico. Poiché è alimentato dalla luce che entra nell'occhio, il chip dei fratelli Chow non ha bisogno né batterie né cavi esterni.
 
Le sperimentazioni su modello animale hanno dato buoni risultati e le tre operazioni di ieri, effettuate su pazienti tra i 45 e i 75 anni, due dei quali usavano cani guida, sono destinate anzitutto ad accertare la tolleranza all'impianto. "Non sappiamo ancora in che grado verrà recuperata la vista," ha detto Chow, che ha fondato assieme al fratello l'Optobionics Corp., la compagnia che ha sviluppato il processore, ed ha seguito personalmente ogni fase delle operazioni. Nel corso dell'intervento, il microprocessore è stato inserito in una piccola "tasca" creata dai chirurghi immediatamente dietro la retina, che è stata poi ricollocata sul chip.
L'operazione si è svolta senza alcun problema e i tre malati sono già stati dimessi. Come ha commentato Jose Pulido, uno dei chirurghi che hanno effettuato l'impianto, "abbiamo completato la prima parte del nostro viaggio alla ricerca del Santo Graal di restituire la vista ai ciechi".  
Tratto da : www.repubblica.it/online/cultura_scienze/retina/retina/retina.html
In arrivo la retina artificiale 
Inventata da Alan Chow, della Optobionics Corporation, è stata impiantata con successo a pazienti resi ormai ciiechi dalla retinite pigmentosa
di Alessandro Saragosa
 fonte  http://www.lescienze.it/
13 Luglio 2000
        
        Fino a oggi chi soffriva di malattie degenerative della retina, come la
        retinite pigmentosa, era condannato a una progressiva cecità, via via
        che le cellule dello strato sensibile dell'occhio diventavano incapaci
        di trasformare la luce in impulsi nervosi destinati al cervello. Un
        gruppo di ricerca dell'Università
        dell'Illinois a Chicago hanno tentato un fantascientifico
        trattamento di questo tipo di malattia, facendo aiutare la retina malata
        da un dispositivo artificiale. La retina artificiale è stata inventata
        da Alan Chow, proprietario della Optobionics
        Corporation, mentre l'operazione per impiantarla è stata condotta
        da due oftalmologi di Chicago, Gholam Peyman e Jose Pulido. Il prototipo
        di retina artificiale consiste in un disco del diametro di tre
        millimetri e spesso un decimo di un capello, che contiene 3500 minuscole
        celle solari al silicio, in grado di trasformare la luce che le colpisce
        in un impulso elettrico.
        Attraverso una minuscola apertura nella cornea i chirurghi si sono fatti
        strada attraverso l'interno gelatinoso dell'occhio, aspirandone una
        minima parte con una pompa, fino a raggiungere il fondo del bulbo e la
        parte periferica della retina. Dietro alla retina è stata iniettata una
        piccola quantità di aria, sollevandola dal fondo, e nella bolla è
        stata introdotta la retina artificiale. La gelatina asportata
        dall'occhio è stata sostituita con soluzione salina e l'incisione di
        accesso medicata.
        L'operazione è stata condotta con tecniche così poco invasive che dopo
        un paio d'ore i pazienti che hanno ricevuto l'impianto, tre persone fra
        i 45 ed i 75 anni ormai rese cieche o semicieche dalla malattia, hanno
        potuto lasciare l'ospedale. Nei giorni successivi all'intervento l'aria
        e la soluzione salina immesse nell'occhio operato dovrebbero essere
        riassorbite ed entro un mese, sperano i ricercatori, la retina
        artificiale dovrebbe iniziare a stimolare elettricamente le cellule
        della retina malata, permettendogli di svolgere nuovamente il loro
        compito e le persone operate dovrebbero quindi ricominciare a vedere
        qualcosa con quella piccola porzione di retina.
        Secondo il chirurgo Peyman, ridare la vista alle persone rese cieche da
        una malattia degenerativa della retina era il Santo Graal degli
        oftalmologi, se l'impianto inventato da Chow funzionerà e dimostrerà
        di essere ben tollerato dall'occhio questo Santo Graal sarà stato
        finalmente trovato.
         
Tratto da : http://treseizero.org/enter/scienza/news/sn20000713.htm

